Comete - Cenni storici
Per quanto belle, le comete sono state tuttavia sempre ritenute, anche in un passato non lontano, messaggere di grandi sventure e specialmente di guerre, epidemie e morte.
Uno dei casi più eclatanti è quello legato all'apparizione nel 1811-1812 di una grande cometa (dalla coda lunga oltre 100 milioni di chilometri) ritenuta responsabile della sconfitta di Napoleone in Russia.
Diverse furono le interpretazioni date sulla loro natura, ma tutte concordavano nel considerarle "castighi di Dio" o "messaggere del Diavolo".
I pitagorici pensavano gli astri chiomati come pianeti dotati di coda; sempre ai pianeti si rifacevano Anassagora e Democrito ritenendole aggregazioni di questi ultimi. Ma l'ipotesi che riscosse più successo e che si radicò per oltre duemila anni nell'opinione comune fu quella fornita da Aristotele. Secondo il filosofo greco le comete non erano altro che esalazioni terrestri che a contatto con gli strati alti dell'atmosfera si incendiavano, dando vita alla coda.
In seguito all'esauriente definizione del pensatore ellenico, nessuno si dedicò più allo studio di questi corpi, poichè si riteneva, a seguito di errori e pregiudizi, che tutto ormai fosse noto sulla loro natura.
Quando in Europa, intorno al 1500, si sviluppò la società dell'Umanesimo e del Rinascimento, si ricominciò a prestare attenzione alla ricerca scientifica e non ci si accontentava più delle vecchie teorie mai dimostrate.
I primi a gettare una nuova luce sulla natura delle comete furono il tedesco Petrus Apianus, l'italiano Girolamo Fracastoro e il danese Tycho Brahe.
I primi due scoprirono che le code delle comete sono sempre disposte in direzioni opposte al Sole, e questo cominciò a far supporre che in qualche modo questi astri fossero soggetti all'azione di elementi trans-lunari.
Sul finire del secolo Tycho Brahe confermò questa supposizione, dimostrando come non ci fosse parallasse nell'osservazione delle comete; ciò significava che erano molto distanti dalla Terra.
Si fece così lentamente strada l'idea che le comete fossero corpi celesti in movimento nello spazio, e negli anni che seguirono si cominciò a studiare il loro moto nel Sistema Solare, ritenuto in un primo tempo circolare, poi rettilineo ed infine parabolico.
Fu l'astronomo Fred Whipple a coniare, intorno alla metà del XX secolo, il termine più semplice ed efficace per descrivere le comete: "palle di neve sporca". E questa è la definizione che tutt'oggi viene comunemente utilizzata, pur non essendo comunque sufficientemente esauriente per descrivere la particolarità e la complessita di questi oggetti celesti.
Uno dei casi più eclatanti è quello legato all'apparizione nel 1811-1812 di una grande cometa (dalla coda lunga oltre 100 milioni di chilometri) ritenuta responsabile della sconfitta di Napoleone in Russia.
Diverse furono le interpretazioni date sulla loro natura, ma tutte concordavano nel considerarle "castighi di Dio" o "messaggere del Diavolo".
I pitagorici pensavano gli astri chiomati come pianeti dotati di coda; sempre ai pianeti si rifacevano Anassagora e Democrito ritenendole aggregazioni di questi ultimi. Ma l'ipotesi che riscosse più successo e che si radicò per oltre duemila anni nell'opinione comune fu quella fornita da Aristotele. Secondo il filosofo greco le comete non erano altro che esalazioni terrestri che a contatto con gli strati alti dell'atmosfera si incendiavano, dando vita alla coda.
In seguito all'esauriente definizione del pensatore ellenico, nessuno si dedicò più allo studio di questi corpi, poichè si riteneva, a seguito di errori e pregiudizi, che tutto ormai fosse noto sulla loro natura.
Quando in Europa, intorno al 1500, si sviluppò la società dell'Umanesimo e del Rinascimento, si ricominciò a prestare attenzione alla ricerca scientifica e non ci si accontentava più delle vecchie teorie mai dimostrate.
I primi a gettare una nuova luce sulla natura delle comete furono il tedesco Petrus Apianus, l'italiano Girolamo Fracastoro e il danese Tycho Brahe.
I primi due scoprirono che le code delle comete sono sempre disposte in direzioni opposte al Sole, e questo cominciò a far supporre che in qualche modo questi astri fossero soggetti all'azione di elementi trans-lunari.
Sul finire del secolo Tycho Brahe confermò questa supposizione, dimostrando come non ci fosse parallasse nell'osservazione delle comete; ciò significava che erano molto distanti dalla Terra.
Si fece così lentamente strada l'idea che le comete fossero corpi celesti in movimento nello spazio, e negli anni che seguirono si cominciò a studiare il loro moto nel Sistema Solare, ritenuto in un primo tempo circolare, poi rettilineo ed infine parabolico.
Fu l'astronomo Fred Whipple a coniare, intorno alla metà del XX secolo, il termine più semplice ed efficace per descrivere le comete: "palle di neve sporca". E questa è la definizione che tutt'oggi viene comunemente utilizzata, pur non essendo comunque sufficientemente esauriente per descrivere la particolarità e la complessita di questi oggetti celesti.