IL GRUPPO DISTACCATO a ECHING (Monaco)
ASPETTANDO LE SCHIARITE
(al centro) in attesa delle schiarite |
ora schiarite d'azzurro... |
CRONACA DELLE OSSERVAZIONI E IMPRESSIONI PERSONALI
Il cielo è carico di nubi scure, tra il grigio e il violaceo e ventri convessi verso la terra.
Piove. La fine, quell'azzurro a occidente che già vediamo, sembra non arrivare mai.
Ore 12:38:16. Dico: "Totalità". Il buio e il silenzio.
Inesorabilmente, fra gli ultimi merletti della nube che se ne va, riappare una falcetta abbagliante.
E' il tempo del rimorso. Per quel tappo, per questo squarcio di sereno di mezz'ora che ora mi consente
quasi di completare la sequenza. Per i racconti meravigliosi di chi è andato incontro a quel buco di azzurro.
E cominceremo a sognarne un'altra ...
RELAZIONE DEL GIORNO 11 AGOSTO 1999, cronaca di un evento annunciato
L'11 Agosto 1999 è stato un giorno che ha quasi del surreale, un ricordo così vicino e così sfumato
che lo fa sembrare lontano.
Dopo una foto beneaugurante del gruppo di osservazione, io e Paolo ci siamo spostati verso un'altra postazione
per tentare di aumentare la possibilità che qualcuno del nostro piccolo gruppo potesse osservare l'evento
astronomico che, a detta di molti, è uno dei più spettacolari.
A circa due chilometri decidiamo di fermarci in un piccolo campo da pascolo al di fuori del paese di Dietersheim,
in un zona di campagna decisamente bella, a ridosso della strada principale.
Io personalmente sono tranquillo, ma sento una certa trepidazione nell'aria.
Il tempo scorre ed ormai manca poco all'inizio dell'ultima eclisse del millennio.
"Manca un minuto" sento dire da Paolo... "primo contatto"; ma dove? Non vedo nulla..
Incredibile, l'ultima volta che sentii questo termine fu nel 1996 quando le nostre latitudini furono interessate da un'eclisse parziale di sole, ed ora rieccomi qui.
Poco prima dell'inizio della totalità ci fermiamo tutti quanti mentre stiamo preparandoci ad osservare
la totalità per notare che c'é poca luce ed un crepuscolo senza arrossamento sta scurendo quello sprazzo
di cielo azzurro a ovest.
"Totalità".
Questo è quello che dice Paolo, che mi sembra sempre di più un orologio atomico.
Spero di aver fatto un buon lavoro, spero di poter dire che, anche in mezzo a tutti i problemi meteorologici
che abbiamo avuto, ne sia valsa la pena di scattare le foto che ho fatto, ma queste sono cose che uno
capisce quando analizza i negativi che ha sviluppato.
E quando è finito tutto dico "e ora?": ora andrò a casa a studiare dove vorrò vedere la prossima.
Questo testo non vuole essere un "sopralluogo" di ciò che ho visto ed ho sentito,
un "contentino" da dare a chiunque vorrà leggerlo, ma la vera storia di un giorno che si è tramutato
in notte e di un mondo che, come al solito, non è finito.
1996-99© Società Astronomica
G.V.Schiaparelli
11 Agosto 99 - Eching (Munich)
Siamo qui dalle nove.
La paglia sui campi di grano tagliati di recente è di colore giallo intenso.
Sembra di essere sulla savana durante la stagione delle piogge.
Gli squarci di azzurro cielo sono ancora numerosi verso oriente. L'impercettibile inizio del transito
lunare sul sole alle 11.15 è accolto con ottimismo.
Nubi a perdita d'occhio avanzano da occidente. Così già la seconda foto della sequenza dev'essere annullata.
Ci rendiamo conto che a nulla servirebbero intervalli regolari. Siamo in balia degli squarci
di sereno sempre più radi.
Piove una prima volta. Poche gocce. Corriamo velocemente ai ripari. Una seconda, a lungo.
Poi qualche squarcio di sereno e intanto il bordo della luna è già arrivato a metà del disco solare.
Quando un nuovo cupo cumulo temporalesco lascia cadere le prime gocce sappiamo che mancano solo 30 minuti
alla totalità.
Impercettibilmente ci accorgiamo che è buio.
Chiediamo conferma l'uno all'altro, negli incerti passi dopo l'acquazzone.
Partire, andare incontro a quel buco di azzurro. Per quanta strada? Riusciremo a reinstallare gli strumenti?
E l'apparecchio fotografico tenuto immobile per la sequenza? Scopriamo gli strumenti dai teli fabbricati
con la plastica d'imballaggio facendo attenzione a non bagnarli e togliamo i filtri.
Vediamo fuggire gli ultimi minuti nella confusione e stupore di questo buio senza crepuscolo.
Guardo l'orologio e conto i secondi prima dell'inizio della totalità con quella nube ...
il suo lembo occidentale ancora li.
Il sole dietro la nube. Mancava poco a quell'azzurro! Mi sento come uno spettatore rimasto fuori
dal teatro perchè i posti sono appena stati esauriti.
Ho tempo di voltarmi a vedere qualche torreggiante cumulo lontano verso nord tutto arancione e nero colori
di crepuscolo. Non capisco se c'è un grande silenzio oppure io non ascolto proprio. Il silenzio è dentro.
Non vediamo il sole la corona la cromosfera le stelle eppure resto stregato, infinitamente meravigliato.
Sentiamo in lontananza muggire. E' l'unico suono. Si è calmato il vento.
Poi finalmente, incredibilmente, inaspettatamente appare una coroncina bianca, punteggiata di rosa fra le nubi.
Forse cinque secondi. Scatto la foto per la sequenza. Poi ancora per 15 o venti secondi e vorrei scattare
di nuovo ma non posso. Scatto due volte col 20 mm ma sull'obiettivo c'è ancora il tappo.
Scambio pareri concitati con Mauro - bravisimo a ricentrare la montatura del Celestron senza moto orario,
spento per la pioggia - sui tempi al 400 mm.
Mi rendo conto che ormai è tutto normale. Torna la luce, più rapidamente di quando è scomparsa,
forse a causa della nube. Con calma, ormai, rimetto i filtri solari agli obiettivi.
I tempi di esposizione sono i soliti conosciuti, del solito sole.
Sono finiti quegli istanti di sensazioni effimere illusorie non reali irripetibili che la memoria già deforma.
Forse se ne andrà l'amarezza, si distillerà il ricordo, e sarà come riviverla un'altra volta.
Inizio a scrivere questa mia relazione durante il viaggio di ritorno verso l'italia, come per chiudere
un capitolo di un'avventura cominciata ormai quattro giorni fa.
Quella mattina mi sono svegliato presto e già da quell'ora sapevo che sarebbe stato un giorno che non avrei
più ricordato, perché mi sarebbe rimasto impresso nel profondo della mia mente.
Non sembrava affatto una bella giornata, ma nel cuore di tutti c'era il desiderio di riuscire a vederla
lo stesso. Dopo la solita orrenda colazione alla tedesca, ci siamo avviati verso il campo dove Federico
e Roberto avevano allestito la postazione di osservazione. E stranamente mentre ci avvicinavamo agli
strumenti mi sono ricordato di uno dei primi eventi importanti che ho osservato, la cometa Hale-Bopp.
l'inizio dell'eclisse
indossando gli occhialini
offerti da "Coelum".
Montati gli strumenti di cui ci eravamo attrezzati, ci sediamo, tentando di restare ottimisti riguardo al tempo.
Seduto per terra sentivo il vento che attraversava la felpa che indossavo, guardando in alto potevo scorgere
il movimento delle nubi a bassa quota che sorvolavano, come uccelli dalle grandi ali, la campagna bavarese;
intorno alla postazione intanto aumentava piano piano la folla di curiosi ed appassionati che si preparavano
al grande spettacolo.
Verso le dieci ci raggiungono anche Filippo, Boris e Claudia, degli amici con cui abbiamo condiviso
l'evento: anche loro come noi curiosi di "vedere cosa sarebbe accaduto" al momento in cui le tenebre
avrebbero spodestato il re del giorno per qualche minuto.
Intanto la Luna continuava a procedere apparentemente verso il sole, ignara del fatto che avrebbe occultato
la luce solare durante il suo tragitto.
Claudia invece aveva ragione, infatti dopo poco eccola lì la Luna, che spunta da ovest.
Nella felicità generale per quella tregua non scritta delle nubi, già nei nostri pensieri affiorava
la preoccupazione che la fase culminante dell'eclisse, la totalità, venisse oscurata da quei giganteschi
cumulinembi che risalivano il cielo dall'orizzonte.
Intanto pensiamo a scattare foto e a gustarci questi momenti...
Dodici minuti prima della totalità siamo ormai quasi sconsolati: le nubi hanno rallentato la loro corsa
e l'azzurro che vediamo in cielo tarda ad arrivare sul sole; molto probabilmente non ci potremo godere
lo spettacolo.
arrossamento sta scurendo
quello sprazzo di cielo
In pochi secondi un'atmosfera irreale cambia i particolari e le ombre, che diventano quasi inesistenti,
fantasmi. Mi giro e la macchina con la quale ci siamo mossi riflette leggere tonalità di colore,
provenienti dall'atmosfera circostante.
Con gli occhi aperti come quelli di un bambino tutti quanti ci mettiamo in silenzio, automaticamente
e senza il bisogno di zittire nessuno, sentiamo da lontano delle mucche che, spaventate, chiedono
che ritorni la luce, con muggiti potenti.
A due minuti comincio a tifare tra me e me come se fossi allo stadio, il cuore scalpita..
"dai, esci sole, dai!" Ma il sole non sembra ascoltarmi...
Vorrei che avesse ritardato a dirlo, come se questo avesse potuto ritardare l'oscuramento del sole
permettendoci la sua visione.
Ma no, il sole è sempre lì, ma fra pochi secondi sarà visibile...
Magistralmente il sole si affaccia sopra una balcone di nubi in tutto il suo splendore.
Inizio a muovere gli occhi velocemente, guardo tutto: le persone, l'abiente, ed infine lui, il sole.
Immediatamente poso l'occhio nel mirino della mia Nikon e comincio a premere i pulsanti della regolazione
dell'esposizione e dello scatto, mentre guardo meravigliato le volute rosa e rosse che sono visibili a
ore due del disco.
Non vedo la corona, ma la cromosfera appare prima per qualche secondo timidamente, poi invece per un
tempo più lungo fino a quasi la fine della totalità.
Quando ormai ci rendiamo conto di ciò che abbiamo visto, la luce torna ai nostri occhi come di colpo...
Tutto quello che ho visto ora è lì, non nella macchina fotografica, non nella fobia di chi tenta sempre
di negare i propri pensieri e sentimenti in nome della filosofia di portare a casa solo i dati scientifici,
ma nella mia testa.
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